L’ABC del linguaggio del corpo in aula: 5 consigli per migliorare subito!

«Noi parliamo con i nostri organi vocali, ma conversiamo con tutto il nostro corpo» (Robert K. Abercrombie in Argyle, 1986)

È risaputo che parliamo con tutto il corpo, e che il nostro corpo veicola molte informazioni involontarie, che ci muoviamo in uno spazio interagendo con persone e oggetti e che il modo in cui lo facciamo dice molto ai nostri interlocutori anche se questi non sono studiosi di cinesica (la scienza che studia il linguaggio del corpo) o prossemica (la scienza che studia lo spazio o le distanze come fatto comunicativo).

Anche se non si ha difronte un mitizzato esperto di bugie, ogni persona percepisce con facilità, seppur non rielabora analiticamente, i segnali che esprimono una dissonanza tra quanto si afferma e quanto si pensa: tra gli esempi più banali, il rossore in volto che può raccontare di rabbia o imbarazzo, il sudore che invece racconta di tensione o paura.

In aula, il conduttore ha troppi aspetti a cui pensare per poter tentare di leggere il linguaggio del corso dei suoi discenti, anche se una buona base di conoscenze di questi argomenti ben digerite e metabolizzate può certamente contribuire alla formazione di un trainer e alla buona riuscita del training.

È possibile però avere presenti alcuni concetti e mettere in atto alcune pratiche mirate più che all’interpretazione del linguaggio del corpo dell’altro, al controllo del messaggio che si manda.

  1. Il conduttore deve cercare di essere neutrale, perché ogni partecipante si aspetta di essere speciale: non elogiare troppo chi ci affascina, non squalificare chi non ci piace neppure con micro segnali analogici (sbruffare, guardare l’orologio quando parla, scambiare occhiate di intesa con un altro partecipante), finanche interrompere la persona che parla (fatta eccezione se sta contravvenendo alle regole della civile conversazione o manipolando il tempo e spazio altrui o della formazione) o lasciare cadere il suo intervento senza un riscontro.
  2. Quando un partecipante parla, il conduttore dovrebbe evitare di fare altro che non sia ascoltare il suo interlocutore: non mettere in ordine fogli, non andare avanti o indietro con le slide, non riordinare il materiale didattico.
  3. Un volontario utilizzo del linguaggio del corpo da parte del docente volto a sottolineare determinati concetti importanti e attribuire una connotazione emozionale a questi può agevolare la comprensione e potrà aiutare gli studenti a ricordare meglio le informazioni: ad esempio marcare le informazioni più importanti con gesti volti a sottolineare le informazioni, come muovere le braccia verso il basso flettendo leggermente la testa, fermarsi se si sta camminando per l’aula.
  4. Non è certo stimolante per lo studente e non favorisce l’apprendimento se il docente rimane fermo alla cattedra leggendo le slides senza alzare lo sguardo dal pc, oppure fissando la parete dove è proiettata la presentazione: è opportuno prendersi lo spazio dell’aula camminando, portando l’attenzione volontariamente da sé alla presentazione con lo scopo di porre l’attenzione su quanto lui sta dicendo o su quanto mostrato.
  5. A me gli occhi! È importante ridurre la distanza tra conduttore e partecipanti catturando uno ad uno gli sguardi dei discenti e chiedendo la partecipazione continua non soltanto attraverso il richiamo vocale.

M. Platania | Manager Academy

Published On: Maggio 24th, 2021Categories: In evidenza

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